Si è svolta, nella giornata di ieri, presso la Corte di Cassazione di Roma l’udienza per discutere il ricorso in Cassazione presentato dai legali di Lorenzo Bargellini. L’udienza è terminata in tarda serata e il ricorso è stato dichiarato inamissibile. E’, quindi, confermata la condanna a Lorenzo Bargellini ad un’anno e quattro mesi per il reato di Violenza a Corpo amministrativo e politico dello stato..Ed è proprio sulla natura del reato che è stato presentato il ricorso in cassazione.
I FATTI:
Il sette novembre 1995 circa 200 donne, uomini e bambini fanno irruzione nel Consiglio Comunale. Anticipano l’arrivo di consiglieri e assessori. Lo scopo dichiarato era l’avvio di una trattativa con il Sindaco di Firenze per ottenere la riapertura dell’Assessorato alla Casa, allora cancellato e sostituito con l’assessorato alla sicurezza sociale. Dopo due ore di proteste, gli occupanti lasciarono spontaneamente il Consiglio. Non ci furono incidenti ma solo alcuni momenti di tensione. Nei giorni successivi tutti i partiti CONDANNARONO l’irruzione in Consiglio e fù avviata una pesante inchiesta giudiziaria. L’inchiesta arrivò ad ipotizzare, con l’aiuto di qualche “pentito”, anche l’ipotesi di reato di “associazione per delinquere”.
L’ITER GIUDIZIARIO:
Quasi tutti i Consiglieri Comunali rilasciarano dichiarazioni spontanee particolarmente pesanti ai magistrati. Diciharazioni che furono puntualmente ritrattate nel processo di primo grado. Nonostante il dibattimento ricostruì la dinamica dei fatti come PROTESTA e non come atto di violenza le condanne non mancarono. Da due anni a otto mesi a seconda delle reponsabilità attribuite ai militanti del movimento. Il processo di appello ha diminuito leggermente le condanne (da un’anno e quattro mesi sino a sei mesi e alcune assoluzioni…). Da qui la decisione di ricorrere in Cassazione. Decisione maturata, non solo in funzione della pena, ma sopratutto in funzione del reato attribuito. Ricordiamo che VIOLENZA A CORPO POLITICO E AMMINISTRATIVO DELLO STATO è un vecchio reato attribuibile al codice Rocco e prevede sanzioni penali che vanno dai sei ai quindici anni, e diventa un pericoloso precedente per chiunque, oggi, esprime il proprio DIRITTO DI CRITICA NEI CONFRONTI DELL’OPERATO ISTITUZIONALE. Nonostante l’accalorato impegno dei legali la materia del reato non sarà ridiscussa in Corte Costituzionale e la sentenza è stata confermata…
LIBERTA’ DI MOVIMENTO
Risparmiamo la “retorica” inerente alle lotte sociali e quant’altro…Ma ci preme ribadire che un insieme di reati che vanno dal blocco stradale alla rsistenza a pubblico ufficiale, alle occupazioni di stabili, all’interruzione di pubblico servizio rappresentano, nella società attuale una vera e propria “abiura” del diritto costituzionale. Un metodo e una forma per organizzare il controllo sociale e disciplinare dei movimenti. Queste aberrazioni del Diritto, insieme all’applicazione dei vari “pacchetti sicurezza” che distruggono la vita di milioni di migranti sono l’humus quotidiano sulla quale sopravvive una società precaria…la ricerca costante di sicurezza nella precarietà significa stroncare sul nascere ogni possibile momento di insorgenza sociale e anche qualsiasi elemento di costruzione di un altro mondo possibile…
Le troppe condanne accumalate dal Movimento di Lotta per la Casa, come dai movimenti contro la guerra, contro la precarietà e contro la privatizzazione dei “saperi” sono il segnale chiaro di istituzioni che fanno paura e che hanno paura…
Libertà, oggi, significa costruire le BASi concrete e quotidiane di percorsi credibili nella società e di rapporti sociali aperti, tesi a organizzare un futuro diverso per tutte e tutti.
Non ci spaventano le condanne, ma il loro delirio securitario e la loro concezione di un pianeta che vive solo in funzione di guerre, profitti, merci e violenza contro le tante DIVERSITA’.
Per queste ragioni siamo vicini alle compagne e ai compagni che, ancora oggi, cercano nel piccolo come nel grande, di mettere in discussione il DOMINIO GLOBALE su milioni di donne e uomini.